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giovedì 19 aprile 2018

SEGNA UNO A ZERO - SWHYPE PRECARIO ALLA PRIMA DEI PLAYOFF


Vecchio, hai pensato un modo per vincere contro questi?”
Passami l’accendino. Devo pensarci io?”
E chi ci deve pensare? Ti ricordo che in teoria sei il coach. Tieni”
Vabè cazzo centra. Non va, dammi quello giallo”
Quello giallo quale? Comunque vedi tu. Questi sono giovani, corrono, ci mettono intensità”
Quello giallo di colore giallo, lesionato. E cos’hai detto? Intensi-che??”
Senti, stai calmo, io accendini gialli di colore giallo qua non ne vedo. Poi sei serio? Nessun piano partita?”
Vai a vedere se è dentro. E piano partita partita cosa? Non riusciamo neanche a metterci le divise tutti dello stesso colore cosa vuoi che prepari i piani partita?
Ma vai dentro tu coglione. Come pensi di batterli quindi?”
La butteremo in rissa. E la butto in rissa anche adesso se non vai a prendermi l’accendino”
Provaci che ti crepo di mazzate”
Ma cosa vuoi crepare che ti scavigli la mattina a scendere dal letto”
Ha parlato spalletta di cristallo”
Touchè.”
Comunque non possiamo buttarla in rissa. Siamo la Sanpre”
(Urlando) “Dove cavolo sono gli accendini funzionanti in questa casa”
               “Vedi in cucina”
               “Sono in cucina”
               “E allora non so cosa dirti. Porta altre due birre”

Trovato, lo avevo in tasca. Comunque non rissa vera, era per dire che la metteremo sul casino. Canestri sporchi, difesa aggressiva, quelle robe là. Tanto a basket non ci sappiamo giocare in ogni caso. A sto punto ci mettiamo l’esperienza dei ragazzi della piazza, tipo Zanna. Basta fare tutto con il sorriso.”
E allora sorrideremo. È un piano anche quello in fondo”.
Poi, ti dico, se dovessimo uscire presto non è che mi dispiacerebbe. Tu davvero hai voglia di stare chiuso in palestra ad allenarti fino a fine maggio?”
Sei un idiota”
Tu sei un idiota”
No! Tu sei un idiota. Ma ti capisco”
Bella l’Arce comunque”
Ben detto.”
Poi con questo tramonto...”
Zitto e baciami”
Non qui. I vicini ci guardano”
Lascia che guardino, magari imparano qualcosa”

Così, in una tranquilla serata, su un tranquillo balcone, nella tranquilla Arcella, i nostri due amici provavano a smorzare un po’ la tensione che da giorni ormai li ha presi dritti alla bocca dello stomaco.
Passi la vita a sognare che arrivi un particolare momento e poi, quando arriva, non sei mai veramente pronto.
Quel giorno però era arrivato e non si poteva più scappare.


Il martedì sera a Padova è solitamente un momento tranquillo. Una birra con gli amici, un boccone al volo, magari un film e poi a letto presto.
Quel martedì a Padova però faceva insolitamente caldo. Di quel caldo umido che solo la Pianura Padana ti sa regalare.
La gente per le strade si era accorta che c’era qualcosa di strano nell’aria ma nessuno riusciva a capire bene cosa fosse.
Solo un piccolo gruppo di ragazzi sapeva.
Apparentemente sembravano ragazzi normali. La faccia un po’ stordita, le occhiaie, i capelli arruffati. Ma quel martedì potevi leggere nei loro occhi qualcosa di diverso.
Quel martedì iniziavano i Play-off.

(Stacco con vista dall’alto di Padova. Inceptionator sound. Schermo nero)

(Rientro su una tranquilla palestra in centro a Padova. Due ragazzi al centro del campo si apprestano a saltare)

E così ha inizio. I Nostri ancora faticano a metabolizzare la reale portata di ciò che stanno per fare ma ormai non c’è più tempo.
Sono le 21.15 di Martedì 17 Maggio, Anno Domini 2018. Scatta la palla a due.
Le indicazioni del Coach sono state poche e confusionarie. “Che Dio ce la mandi buona” è tutto ciò che gli passa per la testa e, guardando negli occhi i suoi giocatori, capisce che il suo non è un pensiero estemporaneo.
La prima la prendono loro.
Siamo contratti. Sette mesi di allenamenti per imparare due cose se ne vanno in fumo in trenta secondi di partita. Gli avversari ne acchiappano subito l’inerzia e non sembrano disposti a cederla.
Sono passati appena cinque minuti, il coach si gira verso i suoi ragazzi, è già paonazzo, senza voce e le pezze gli arrivano alla cintura.
Quando finisce sto quarto?”
Siamo a metà”
Sei serio?”
È serio.

I ragazzi in campo ci stanno mettendo tutto quello che hanno ma semplicemente non ne hanno abbastanza. Le facce in panchina sono sconsolate. La tensione si sta lentamente trasformando in disperazione. Abbiamo perso contatto con la realtà. I secondi sembrano minuti. I minuti, ore.

Poi un flash attraversa le loro menti.
Attendi il mio arrivo. Alla prima luce del quinto minuto. All’alba, guarda a est”


MIIIIIIII”
MIIIIIIIIIIIII”
MIIIIII – MIIIIIII – MIIIIII”
MI RICORDO UNA VECCHIA CANZONE”
CHE CANTAVANO SEMPRE I PRECARI”

Supporters.
L’illuminazione artificiale della palestra li colpisce alle spalle quasi fossero stati inviati da una forza superiore.
Eterei. Mistici. Compatti.
L’amore precario si fa verbo. Il tamburo scandisce il battito di decine di cuori che saltano all’unisono.
Gli avversari, estranei alla luce precaria, sono costretti a retrocedere e la nostra cavalleria può finalmente avanzare.
D’un tratto ci torna in mente chi siamo. Correre non stanca più. Le gomitate non fanno male e la gravità, antica invenzione umana per relegare a terra chi non ha il coraggio di volare, spezza le sue catene.

Il racconto della partita potrete leggerlo nei libri di storia. Il lavoro di menestrello lo lasciamo ad altri.
Non siamo qui per fare nomi.
Non a siamo qui a parlare di pallacanestro.
Non siamo qui a parlare di numeri.
La partita alla fine si è rivelata esattamente per quella rissa di cui si parlava a inizio racconto.
Questa volta è andata bene a noi, la prossima volta si ricomincerà tutto da capo e nessuno può dire come andrà a finire.

Complimenti al Cus che ci ha messo seriamente in difficoltà e che siamo sicuri non ci regalerà nulla in gara 2.
Complimenti ai 12 precari in campo che hanno tirato fuori tutto, anche quello che non avevano.
Complimenti all’arbitro che ha gestito una partita complicata da amministrare.
Complimenti ai precari sugli spalti che ci hanno presi per mano e accompagnati per tutta la durata dell’incontro.

LUNEDÌ 23, ORE 21.15, IMPIANTO POLIFUNZIONALE FILIPPO RACITI, STRADA PELOSA 34/c
GARA 2 - OTTAVI DI FINALE - PLAYOFF - SECONDA DIVISIONE - PADOVA

SANPRECARIO PALLACANESTRO – CUS PADOVA

CHI AMA IL BASKET ODIA IL RAZZISMO!





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