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giovedì 8 marzo 2018

SPORT E ANTI-RAZZISMO DA UNA PROSPETTIVA INTERSEZIONALE. Resoconto del Seminario di Sociologia



Oggi, 7 Marzo 2018, la Polisportiva Sanprecario ha avuto l'opportunità di partecipare attivamente alla lezione di presentazione del corso "Metodologia e ricerca qualitativa" della prof. Annalisa Frisina.
La lezione, trasformata per l'occasione in seminario aperto al pubblico, dal titolo "Sport e anti-razzismo da un punto di vista intersezionale" , dal lavoro di dottorato della dott.ssa Sandra Kyeremeh, (dottoranda in Scienze Sociali presso l'Università degli Studi di Padova) ha anche come scopo la presentazione agli studenti  di un percorso di ricerca, con le tecniche proprie della sociologia, che ha come oggetto di studio la Polisportiva Sanprecario e le sue pratiche inclusive dentro e fuori dal campo.

Questa ricerca sarà svolta dagli studenti stessi, con la disponibilità della Polisportiva e vedrà a fine maggio una giornata di presentazione pubblica dei risultati ottenuti.

Con il suo intervento la dott.ssa Kyeremeh ha ben evidenziato i limiti del contesto sportivo italiano, sia a livello istituzionale che nei regolamenti sportivi delle singole Federazioni. Sia per quanto riguarda le discriminazioni razziali e le limitazioni nei confronti di chi non ha la cittadinanza italiana, ma in Italia ha passato magari tutta la  vita, che per quanto riguarda il genere e l'orientamento sessuale.

La ricerca si è svolta sia con il metodo di analisi delle fonti che con il coinvolgimento di due squadre femminili, una di calcio e una di cricket, entrambe nella serie maggiore dei campionati italiani. Sono state utilizzate diverse tecniche, dall'osservazione partecipante, ai focus group, fino alle interviste alle singole atlete.
I risultati hanno confermato la presenza di stereotipi di genere e di razza, sia da parte dei tifosi, che da parte delle società stesse e delle istituzioni che dovrebbero rappresentarle.

Per quanto riguarda il genere lo stereotipo parte anche dalla famiglia, con la decisione di far fare alle bambine solo gli sport considerati prettamente femminili.

Per quanto riguarda le istituzioni sportive, interessante sapere che solo recentemente il CONI ha eliminato i riferimenti di statuto che associavano la pratica sportiva all’esaltazione della razza e che tutt’ora nella sua sede centrale, domina “l’apoteosi di mussolini” che fa da sfondo alle foto di rito che aprono le missioni della varie nazionali


Abbiamo poi presentato la Polisportiva Sanprecario, con i principi su cui si fonda, come l'antirazzismo, l'antifascismo e l'antisessismo e l'idea di uno sport come diritto per tutti, capace di generare benessere fisico, inclusione sociale, riqualificazione territoriale. Uno sport concepito come welfare e non come business, sulla base del riconoscimento del suo spiccato valore sociale.

A partire da qui abbiamo esposto le attività della polisportiva sia dentro che fuori dal campo, con le squadre e le campagne affrontante e vinte. Da Spazio allo sport, fino allo storico risultato del percorso di We Want to Play che ha avuto il merito di modificare l’art.40 del Noif(norme organizzative interne Figc) permettendo così a centinaia di atleti discriminati dalla figc per cause legate all’etnia e al paese di provenienza, di prendere regolarmente parte ai campionati federali.


Ci siamo poi soffermati su un argomento che ci sta molto a cuore e che sta prendendo la forma di una nuova campagna, le discriminazioni di genere nello sport, condividendo con gli studenti i forti limiti tutti italiani delle sport professionistico per pochi: solo 4 sport possono vantare questo "privilegio" e sono calcio, basket, golf e ciclismo, ma solo ed esclusivamente nella loro forma maschile.

Tutte le donne in Italia, nonostante le prestazioni sportive, fanno sport per diletto, senza alcun diritto e questa situazione riguarda anche tutti gli atleti uomini che non fanno parte dei 4 sport privilegiati.

Essere dilettanti implica molti limiti, come l'assenza di un contratto lavorativo e di conseguenza il non pagamento dei contributi pensionistici, il pagamento di un rimborso spese invece che dello stipendio, il vincolo sportivo, per cui è la società a decidere i trasferimenti senza bisogno del consenso dell'atleta.

Per le donne, dilettanti per definizione, la situazione è ancora più difficile, perchè oltre ad essere dilettanti per legge, non hanno alcuna tutela per la maternità e sono costrette a firmare contratti con le cosiddette "clausole anti-maternità" che prevedono la rescissione automatica del contratto nel caso l'atleta rimanga incinta.


Per ovviare a questi limiti medievali nell'accesso ai diritti nello sport, si assiste al fenomeno della militarizzazione sportiva, che obbliga gli atleti ad arruolarsi nei corpi militari per avere le tutele proprie di un qualsiasi lavoratore, non considerando le conseguenze di questa scelta a fine carriera, quando per mantenere il posto di lavoro sono obbligate ad avere a che fare con tutto ciò che riguarda la carriera militare, armamenti compresi.

Il seminario si è concluso con gli interventi dell’assessore allo sport Diego Bonavina e della prof.ssa Annalisa Frisina che ha invitato gli studenti attraverso i sistemi di studio partecipativo, ad abbattere le barriere interpretative che portano spesso a definire in modo stereotipato coloro i quali decidono di muoversi e attivarsi per produrre riforme e cambiamento dal basso.


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