Altro giro altro
regalo. E quest’anno il pacco è bello grande, con la carta buona,
quella che vostra madre conservava nel mobile in alto, quella che
dovevi stare attento a scartare, con i disegni d’autore e i
dettagli che sbrilluccicano. Non stiamo infatti parlando di un
semplice festival della San Precario, il secondo, cosa che da sola
basterebbe a farti esclamare “Apperò!”. Questo giro ricorreva
anche il decimo anniversario della nascita dei palloni con la cresta.
Uno di quegli eventi che nell’immaginario collettivo per ordine di
importanza si colloca direttamente tra natale e pasqua.
E grande festa è
stata. Quattro, dico quattro, giorni di musica, dibattiti,
presentazioni, birra e tanto (troppo) sport. Quattro giorni che vanno
a coronare un lungo e fruttuoso anno di lavoro, articolatosi in
svariate direzioni: dalla campagna territoriale spazio allo sport, a
quella nazionale We Want to Play, fino ad arrivare al complesso
dibattito sulle discriminazioni di genere nel mondo sportivo. Per non
parlare poi degli impegni sportivi, le cene, gli aperitivi, le
iniziative e tutto quello che è l’universo precario; infinito e in
continua espansione.
Grande
partecipazione di associazioni, atleti e meno atleti.
Un torneo di
pallavolo, uno di basket e il grande evento: la tappa padovana della
Welcome cup, torneo antirazzista di calcio a 5. Ma anche
dimostrazioni di boxe, muay thai, capoeira, kung fu e roller derby.
Uno spazio per i bambini, una cucina con i panini più buoni di
Padova e soprattutto due grandi dibattiti sulle discriminazioni di
genere nel mondo dello sport e sulla riqualificazione urbana e la
produzione di welfare attraverso la pratica sportiva. E poi
ovviamente moltissima musica con interpreti da tutta Italia.
Tutto questo per
ribadire che lo sport non è fatto solo di grandi capitali, di
interessi ed eccellenza. Non una pratica fine a sé stessa bensì il
miglior mezzo per veicolare concetti e idee che troppo spesso
tendiamo a dimenticare. Lo sport è divertimento, comunità,
accoglienza. Ci aiuta a sentirci meglio con noi stessi e con gli
altri. Non si ferma alla partita o all’allenamento.
E’ partecipazione.
L’abbiamo visto nelle decine di persone che anche quest’anno
hanno lavorato volontariamente per sistemare il Parco Milcovich e
nelle centinaia che in quattro giorni l’hanno attraversato
semplicemente per stare insieme e condividere idee ed esperienze.
Senza pretese,
senza cancelli chiusi e senza muri, reali o immaginari che siano.
Da dieci anni
urliamo e cantiamo, balliamo e giochiamo, per diffondere queste idee
in un ambiente che troppo spesso sembra essere atrofizzato,
imprigionato in una gabbia fatta di interessi e tornaconti. Giornate
come quelle passate al parco Milcovich ci danno la forza per andare
avanti. La partecipazione, l’interesse di chi magari non sapeva
neanche dalla nostra esistenza, la risposta di un quartiere dai toni
fiabeschi come l’Arcella, ci hanno fatto capire che la strada che
abbiamo deciso di intraprendere dieci anni fa è la strada giusta.
Tortuosa e in salita, ma giusta.
Grazie a questi
quattro giorni vediamo il traguardo ancora più vicino. Magari
bucheremo ancora qualche volta, magari qualche salita ci metterà in
crisi, ma con una spinta del genere prima o poi ci arriveremo.
Ringraziamo ancora
una volta chi ha reso possibile bissare il successo dello scorso
anno. I precari, i volontari, gli artisti e tutte le associazioni che
hanno collaborato con noi alla realizzazione del Sanprecario Sport
festival 2017 – Parco Milcovich
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