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mercoledì 22 febbraio 2017

E SIAMO ANCORA VIVI

di Leo Pilla
Il calcio non è una scienza. Il calcio e’ inesatto, è magia.
Quella sfera chiamata palla custodisce al suo interno qualcosa di mistico. Qualcosa che la fa elevare dalle più razionali logiche del ragionamento umano.
Nella partita ventidue corpi la rincorrono e lei per lo più sfugge al loro controllo. Ammaestrarla è cosa per pochi, ci si riesce solo durante alcuni concreti momenti della gara. Momenti che possono risultare decisivi, talvolta fatali.
Lo stadio. I tifosi circondano il terreno di gioco. Loro gridano e saltano, si toccano la faccia, i capelli ed il mento, si mordono le labbra. Poi si uniscono e cantano insieme.


Domenica 19 Febbraio h. 15.00, Brusegana – San Precario.

Sintonizziamoci sulle frequenze radio:
“ Due tra le migliori compagini del campionato si affrontano oggi al comunale di Brusegana, nella periferia padovana. La giornata è gradevole, oggi splende il sole. Temperatura dell’aria che si aggira intorno ai dieci gradi centigradi, condizioni perfette per il gioco del calcio. Che possa essere il terreno di gioco l’unico non all’altezza in questo pomeriggio? Lo scopriremo insieme. Quasi tutto pronto, le squadre escono dagli spogliatoi e si apprestano a fare il loro ingresso in campo.”

L’arbitro fischia e taglia il filo.
Inizia lo spettacolo.
Il campo è infame e lo si capisce da subito; la palla se giocata rasoterra può assumere traiettorie maligne, ogni rimbalzo le può far cambiare direzione all’ultimo. Allora la partita inizia contratta e paurosa, da ambo le parti c’è timore reverenziale. Lancio lungo per i primi 10 minuti e non si vede nulla di calcio. Solo un lampo: punizione Brusegana, palla che scheggia la traversa e si spegne sul fondo. Loro sembrano più convinti, alzano il baricentro marcando il territorio di casa con incursioni qua e là e qualche tentativo da fuori area. E’ il minuto 20: cross da destra, respinta corta della difesa, confusione in area piccola e tap-in vincente da due passi per l’ 1-0 Brusegana.
Sguardi attoniti. Bisogna reagire e bisogna farlo subito. Bisogna passarsi di più e meglio il pallone, gestirlo con più attenzione, essere più incisivi. Però l’asse Oba-Gigio oggi funziona, o comunque è da quel lato che riusciamo ad inserirci e penetrare con maggiore continuità. Altro angolo conquistato sulla destra: di testa ci proviamo ma la concretezza ogg¡ non sembra il nostro forte.
Mezz’ora di gioco, Oba fraseggia con il conte Marco Esposito, chiude il triangolo e viene steso in area. Dal dischetto lo stesso Oba che con lo stessa efficacie parabola di sempre mette dentro per l’1-1. Nono centro in campionato per lui e quinto penalty buttato dentro su cinque (niente male!).

Daje precari! Siamo ancora vivi.

Si va al riposo sul pari. Consapevoli di poter fare ancora meglio e di avere molto altro da spendere, rientriamo in campo belli convinti. Ora ci crediamo e lo si vede subito. La curva è davvero uno spettacolo. La sento vicina e poi sono proprio belli da vedere.. però occhi sul campo, oggi ogni distrazione può diventare fatale. Perché i padroni di casa, nonché vice-capolista, non abbassano nemmeno loro, ritmo ed intensità. Si alza il livello ed il quadro appare in perfetto equilibrio.
Poi il fattaccio! Nel giro di un minuto succede tutto: Oba commette fallo a centrocampo e il direttore di gara per errore segna sul taccuino il giallo a Marco Esposito , il quale immediatamente dopo prende una botta al naso durante uno scontro e si ritrova sanguinante. L’arbitro, senza interrompere il gioco, lo invita ad avvicinarsi alla nostra panchina, riferendosi probabilmente al fatto di farsi medicare lì, visto che rimanere in campo sanguinante consiste infrazione: lui invece per errore rimane a farsi medicare a bordo campo, poi fa per ritornare in campo autonomamente. Non l’avesse mai fatto. L’arbitro lo vede e senza aprire bocca gli estrae il giallo in faccia, che ad insaputa di tutti si rivela essere il secondo, generando la conseguente espulsione. Siamo intorno al 15’ del secondo tempo sull’1-1. Si compromette la partita. La rabbia mi sale prepotente.  “Così ci puoi rovinare l’andamento del campionato!”, dico all’arbitro. Io sostengo fortemente che ne abbia procurato quantomeno il rischio. In primo luogo per non aver applicato la diciottesima regola dell’arbitraggio, quella del Buonsenso, che si descrive come: “La necessità dell’arbitro di agire con intelligenza e sapendo leggere lo spirito della gara”, la quale risultava in quel momento  molto combattuta, anche se corretta, vista l’importanza della posta in palio. In secondo luogo per il clamoroso errore da matita rossa commesso, quello di annotare l'11 invece del 10 sul suo taccuino un minuto prima: “rimandato a settembre!”, come si direbbe.
Un altisonante “Eccessivooo…!!!” si eleva dagli spalti.
Nemmeno il tempo di capire che è davvero successo,  la confusione precaria ci pervade. Tempo zero due e pigliamo il 2-1. Mazzata tremenda!
Peccato poi dover annotare i soliti comportamenti che da oramai 10 anni a questa parte siamo condannati ad apprezzare nei campi di provincia. Grande esultanza dopo la nostra espulsione, poi un coro che imita “din-don” sul gol del 2-1..
 Vabbè lo sfottò ci può pure stare (quello).. e non siamo mica in chiesa!
In ogni caso poi è la solita storia, noi si canta più forte di loro, come a sommergere con stile ogni tipo di provocazione. E’ così che curva e giocatori in campo si accendono insieme. I gradoni gremiti si infiammano e diventa una bolgia! Il mutuo scambio di buone vibrazioni con i Supporters provoca una seconda reazione in campo.

In dieci e sotto di un gol, con assenze pesanti sul groppone e Mister Arlen allontanato dal campo anzitempo (eccessivooo…), si punta la porta a testa bassa come il toro che vede rosso. Solo che a noi i tori ci piace vederli al pascolo mentre si  godono una bella giornata di sole. Quindi leoni diventiamo ed entrano anche Henry, Gialla ed Alassan a dare manforte alla causa.
Dietro ci piazziamo a tre con Peppe padrone e Ya Ya che appena vede il varco prova la botta da lontano. Ah ahahaha… che spettacolo! Mi sento bene e credo nel pareggio.
85’ di gioco, Perro sulla destra, limite del fondo, di suola muove la palla, salta il suo diretto avversario e mette un pallone pazzesco in area per Henry, il quale si smarca benissimo e mette dentro con il piattone.
Ciao….….vedo doppio... Pareggio alla penultima curva della gara, voluto, cercato, trovato; strameritato!
Con il cuore a mille battiti al secondo e l’adrenalina sopra i livelli consigliati, torno a centrocampo. Sistemo i pantaloncini, asciugo la fronte con la manica, gesti rituali e una corsa un po’ difficoltosa. La tendenza è quella di rilassare i muscoli e la mente, visto il pareggio appena ottenuto, visto che stiamo correndo da circa un’ora e mezza e visto che tra cinque minuti tutto sarà finito. Facile distrarsi, facile farsi prendere dal pensiero di una birra in mano mentre sorridiamo insieme con i ragazzi, lì fuori a pochi passi. In verità mi immagino anche la bottiglia e i minimi dettagli, ma tengo botta. Il blu del Brusegana ricomincia il gioco da centrocampo, scambio sulle tre-quarti, poi subito palla sulla destra, mentre rincorro per l’ennesima volta l’attaccante che taglia da sinistra verso la porta per mettermi davanti a lui ora che sta arrivando quel traversone verso il centro. Sento che sono in vantaggio e che sto coprendo la palla. Tanto poi c’è pure Rava che la attende tra le sue braccia, sul primo palo.
Sono a un metro da lui, forse due. La palla rimbalza e subisce una deviazione quasi impercettibile. Franco va con le due mani. Poco convinto lo posso dire Frank? E mentre scrivo sto sorridendo! Perché la palla gli passa di fianco e finisce dentro. Perché anche questo è il gioco del calcio, che poi rimane pur sempre un gioco, mai dimenticarselo. Sbagliano in seria A, in Champions League e anche nella finale dei mondiali.
Anche gli arbitri sbagliano e anche questo capita in tutte le categorie. Quindi guai ad addossare colpe. Non ci riguarda e non ci interessa.
Pazienza, è andata in questo modo ed era pure già scritto, solo che noi non lo sapevamo..
Eppure siamo ancora vivi, vedi.
Ripartiamo dalla voglia che avevamo nel secondo tempo. Ce l’avevamo quasi fatta a fare l’impresa oggi e la prestazione c’è stata.
Ora manca una partita in meno e l’asticella si è alzata un altro po’, però noi siamo ancora lì che continuiamo a crederci, pronti per ripartire, decisi a fare un altro salto, questa volta più maturo, questa volta più deciso.
Chiudiamo la serata insieme in Yarda a festeggiare il Lama, quindi poco male… non c’è tempo per deprimersi neanche un po’. 
Oggi un’altra esperienza accumulata che si convertirà a nostro favore in un futuro non lontano. Costruire basi solide è un investimento. Talvolta i risultati non si concretizzano nell’immediato ma il progetto San Precario ha già consapevolezza, ha compattezza ed un futuro sempre più roseo di fronte a se.


LOVE SPORT, HATE RACISM – SUPPORT SANPRECARIO!

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